di seguito potete leggere la lettera di un nostro collega, laureatosi al Policlinico di Roma.
Una lettera che vi chiedo di leggere fino in fondo. Pur nella sua
amerezza, regala tanta speranza. Se posso interpetarlo, il messaggio è: “non
abbiate paura: andate all’estero, poi tornate per riprendervi ciò che
vi spetta di diritto. L’Italia non deve essere più un Paese per baroni,
raccomandati e leccapiedi“:
Rispondendo alla domanda:
è il 2012 l’anno
della “Fuga dall’Italia”? Oppure cominciate a intravedere segnali
concreti di speranza, che vi spingono a rimanere e a provarci a
scommettere, sul nostro Paese? Per cambiarne radicalmente la mentalità e
il modus vivendi/operandi?
“Io sono un giovane medico
laureatosi pochi anni fa al Policlinico di Roma: dopo la laurea ho
concluso l’abilitazione per l’esame di Stato. Dopo due mesi ho provato
ad entrare in specializzazione facendo il concorso, che per me è stato
molto deludente, in quanto ho provato ad entrare in una specializzazione
diversa da quella in cui ho fatto la Tesi. Questo perché, frequentando
il reparto, mi sentivo dire: ”è inutile che provi, quest’anno non entrerai mai”, ”vattene da questo reparto… è meglio”, ” sei figlio di qualcuno?”.
Sentirsi dire queste cose è stato veramente un’umiliazione dopo anni di
studio , di vita fuori da casa, e di sacrifici fatti per la medicina e
per la ricerca.
Dopo aver sostenuto l’esame di
specializzazione scritto, in cui ho ottenuto il massimo punteggio 60/60,
ho fatto l’esame pratico, e proprio in quel momento mi sono reso conto
che il punteggio sarebbe stato a discrezione dei professori della
specializzazione - dato che sono loro a correggerlo e non una
commissione nazionale. Ma di pratico questo esame ha ben poco.
Dopo aver fatto l’esame è passata
una settimana: il mio punteggio finale non è bastato per entrare in
specializzazione, anche perché i titoli che avevo non erano correlati a
quella specializzazione: questa per me è un’assurdità. Come può un
medico che studia e frequenta farsi un’idea certa sul suo futuro lavoro?
Questo dovrebbe avvenire dopo la laurea: in Inghilterra funziona
proprio così. Dopo esserti laureato inizi il Foundation Programme che
dura due anni e che ti permette di lavorare in vari reparti del sistema
sanitario nazionale, facendo delle rotazioni che -se non sbaglio-
durano quattro mesi. Lavorando veramente e non “frequentando solo per
farti vedere dal professore”, acquisisci una maggior consapevolezza su
quale possa essere la vera specializzazione da intraprendere. E
sicuramente ti ritrovi delle conoscenze e abilità di altre specialità
anche diverse fra loro.
Un’altra pecca molto grave della
formazione post-laurea italiana per un giovane medico è l’obbligo di
intraprendere una specializzazione in un policlinico universitario:
ovvero, le specializzazioni possono essere espletate solo all’università
e non in ospedali del sistema sanitario nazionale… ma per quale motivo?
Naturalmente negli altri Paesi europei non è così, in quanto la
specializzazione si espleta direttamente in ospedali collegati con le
università, ma non necessariamente università.
Questo meccanismo ha portato al
baronaggio e ad accentrare i poteri nelle mani dei soli professori delle
università di Medicina, togliendo -di fatto- a molti qualificatissimi
medici specialisti la possibilità di poter insegnare ai nuovi futuri
medici. I quali, entrando in specializzazione si ritrovano a dover
imparare da soli o a dover seguire i consigli e i comandi di
specializzandi che sono anch’essi giovani medici.
Naturalmente tutte le cose che ho
detto non sono valide per coloro che hanno una “raccomandazione”, che
permette loro di essere accettati e di poter proseguire il percorso di
studi. Perchè purtroppo è questa la via per coloro che vogliono
intraprendere una specialità.
In Italia è questa la strada per ogni cosa, avere conoscenze che contano ed avere un’indole da leccapiedi non indifferente:
cosa che io non ho per niente (non so se sia una sfortuna o un pregio),
ed è per questo che da un anno lavoro nel precariato più totale, dato
che trovare un lavoro come medico senza specializzazione è pressoché
impossibile o quasi.
Ora attendo che venga pubblicato il
bando per il nuovo concorso: nel frattempo studio e mi dedico a lavori
part-time veramente malpagati. Inoltre imparo in privato
l’inglese, per poter avere dei vantaggi quando il prossimo anno andrò
all’estero per poter continuare a studiare e finalmente a lavorare.
In questo periodo di tempo sto
vagando su internet per farmi un’idea sulle specializzazioni negli altri
Paesi europei e mi sto rendendo conto che la formazione dell’università
che ho frequentato è ridicola in confronto alla formazione delle altre
università europee. Per fare l’application form (ovvero la domanda per
la candidatura) ti richiedono cose a cui noi non siamo per niente
preparati, come certificazioni su abilità pratiche acquisite e articoli
di ricerca con il proprio nome – che io non ho avuto mai l’onore di
avere, pur avendo contribuito innumerevoli volte con il mio lavoro a
ricerche (ma naturalmente i nomi negli articoli erano del professore e
di coloro che sono “qualcuno”, pur non avendo mai fatto qualcosa per
quella ricerca).
Purtroppo è così: un giovane medico
in Italia lavora gratis, fa ricerca, e se non è raccomandato gli viene
detto ”vai a fare un altro lavoro che per te qui non c’è posto, non c’è
posto neanche per noi”.
Mi sento di dire -come
giovane medico che ha fatto tanti sacrifici- che il prossimo anno, a
malincuore, andrò in un altro Paese europeo, per cercare di continuare
la mia formazione professionale dignitosamente, lontano da un sistema
sanitario Italiano gerontocratico, fondato sulle conoscenze e sulle
simpatie e non su principi scientifici e morali ai quali ritengo di
appartenere.
Infine
vorrei rispondere alla domanda: 2012 fuga dall’Italia ? Per me dovremmo
farci rispettare molto di più, dovremmo avere più volontà di spingerci
oltre senza l’ausilio dei baroni medici che hanno portato un’arte
nobile come quella della medicina a decadere, sporcata dal lucro e dai
favoreggiamenti. Ma mi sembra una cosa molto difficile da fare, dato che
l’Italia è il Paese più vecchio al mondo. Di anziani baroni ce ne sono
troppi, sia in politica che nella medicina, ma nutro forti speranze per
il futuro perché leggendo gli articoli di questo sito intravedo un
movimento attivo che non vuole certo cadere negli errori dei nostri
predecessori.
Quindi per me la domanda dovrebbe
essere: 2012, l’anno della fuga dall’Italia per tornare e riprenderci
ciò che ci spetta di diritto?”
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