Dopo la presa di distanza del Presidente della Commissione Affari
Sociali della Camera dei Deputati, che si è dichiarato contrario ad una
Sanità “Jurassic Park”, ed in queste ore anche di altri parlamentari di tutti gli schieramenti, monta
la polemica tra i sindacati medici a seguito dell’approvazione di un
emendamento all’art. 4 del Decreto Balduzzi che introdurrebbe la
possibilità per i dirigenti medici ospedalieri di andare in pensione a
70 anni, invece che agli attuali 67 anni, prevedendo peraltro che la
permanenza in servizio del dirigente interessato dovrà avvenire senza
che l’azienda aumenti il numero complessivo dei propri dirigenti (http://www.quotidianosanita.it/governo-e-parlamento/articolo.php?articolo_id=11280).
È, infatti, lo SMI (Sindacato Medico Italiano) a puntare il dito contro un’analoga
richiesta di ritardo del pensionamento, che avrebbero formulato in sede
Parlamentare alcuni sindacati del territorio a favore dei medici
convenzionati (http://www.sindacatomedicitaliani.it/smi/?content=decretoalzamentoeta).
Senza voler entrare nel merito della dialettica sindacale,
crescono le perplessità dei Giovani Medici in merito all’opportunità per
i giovani di aderire e rinforzare le file della Manifestazione indetta
dai sindacati per il 27 ottobre 2012: trattasi, infatti, per la
maggior parte delle medesime sigle che hanno richiesto o sostenuto in
sede Parlamentare l’innalzamento dell’età massima per l’entrata in
quiescenza.
Non sfuggono gli effetti deleteri di tale norma nei confronti delle giovani generazioni di medici (di quelli che aspirano ad entrare nel SSN e di quelli che da anni vivono la condizione del precariato,
siano essi titolari di contratto a tempo determinato o di contratti
atipici che non offrono né le tutele minimali nè compensi dignitosi),
peraltro già “condannate” a non percepire una pensione che possa garantire un adeguato sostentamento alla fine della carriera lavorativa.
Le premesse su cui si fondano le ragioni della Manifestazione sono
in gran parte condivisibili, ma scarsa credibilità possono vantare agli
occhi dei giovani i principali promotori di tale iniziativa, i
quali, nel bene e nel male, sono stati parte attiva nella determinazione
delle politiche professionali poco lungimiranti e gerontocratiche
assunte in sanità negli ultimi lustri, ed i cui effetti nefasti sono
stati messi in evidenza dall’imperversare dell’attuale profonda crisi
economico-finanziaria.
Ma le perplessità sulla scarsa attenzione riposta nei confronti delle giovani generazioni a causa della deriva “sindacalista” della professione,
in vero, hanno radici più lontane: basti pensare, a titolo
esemplificativo, all’iniquo e sbagliato inquadramento degli
specializzandi nella Gestione Separata INPS, ed ancora alla mancata
adozione di un contratto di formazione per i medici in formazione
specifica di medicina generale.
Alla luce dei fatti, pertanto, non si può escludere che dietro i
buoni propositi dichiarati vi sia un malcelato interesse di parte di chi
ha una breve prospettiva di attività nel SSN, e non la indispensabile
visione di sistema che, invece, avrebbe richiesto il coinvolgimento ed
il confronto preliminare con base del presente e futuro SSN, ovvero i
giovani, prima di assumere iniziative che nel breve periodo
avvantaggino esclusivamente chi è prossimo alla fuoriuscita del sistema e
che nel medio-lungo termine si ripercuotano negativamente sulle giovani
generazioni.
Sembrano ormai maturi i tempi per una presa di coscienza ed
un’assunzione di responsabilità da parte delle giovani generazioni, che
sono chiamate a difendere la tenuta di un SSN equo, solidale e pubblico,
non limitandosi a dire dei “no”, ma avanzando proposte concrete che
dovrebbero fondarsi su un preliminare rinnovo della mentalità e del
sistema valoriale di riferimento della Professione Medica.
Il Consiglio Esecutivo SIGM
Nessun commento:
Posta un commento