giovedì 29 marzo 2012

Sì alle offerte ma con attenzione

Dentisti low cost. Sono un problema? Lo abbiamo chiesto al presidente dell’ordine provinciale dei medici chirurghi e degli odontoiatri di Milano
 
Dott Rossi, seconde lei gli ultrasconti in odontoiatria sono destinati a continuare?
Certamente sì. Penso che sia una tendenza impossibile da contenere, è inutile essere più realisti del re. D’altronde, anche il legislatore sembra voler favorire il libero mercato, abolendo le tariffe minime anche nelle prestazioni sanitarie. Noi non le abbiamo da tempo e forse anche per questo siamo fra i servizi più interessati dalla “scontististica”, anche se ultimamente mi sembra di vedere molti altri professionisti tentare questa strada: ginecologi, cardiologi e oculisti in special modo. Mi verrebbe quasi da dire “purtroppo”.
C’è qualcosa che la preoccupa in questa “moda”, se così si può dire?
Sì certo, come ordine siamo molto preoccupati soprattutto dal fatto che alla prestazione medica fornita sia sempre associato un elevato livello qualitativo e deontologico. Purtroppo se la direzione del mercato è questa non possiamo opporci, quanto piuttosto stare molto attenti e vigilare sul lavoro degli associati. Non si parla di sconti per una cena galante, ma della salute delle persone, e questo, più che il guadagno, deve rimanere al centro del lavoro di categoria.
Quali sono i rischi che si corrono scegliendo medici trovati sul web?
Il primo è di sicuro il fatto che la qualità della prestazione “low cost” rischia di essere inferiore a quella del medico di fiducia. Questi studi cercano di contrarre i tempi per risparmiare, non prestando la dovuta attenzione al paziente. Eppure il rapporto tra medico e paziente è fondamentale nella cura.
Il secondo problema invece?
Riguarda il tipo di operazioni sanitarie che si trovano in rete. Se si tratta di controlli o check up, non si corrono grossi rischi. Il paziente può decidere dopo la prima visita se ritiene la diagnosi del medico affidabile oppure no e agire di conseguenza. Il problema sono i “pacchetti” prestabiliti di prestazioni, come ad esempio la devitalizzazione di un dente, una pulizia e altro. In questo caso il paziente sceglie delle operazioni magari inutili per lui, indotto dall’offerta, senza avere modo di decidere se siano adeguate.
http://espresso.repubblica.it/dettaglio/si-alle-offerte-ma-con-attenzione/2177345/12

E il medico ora fa come Groupon

Il logo di Groupon (Credits: LaPresse)
Il logo di Groupon (Credits: LaPresse)
di Thomas Mackinson
Dopo avere sparato a zero su Groupon e processato i camici bianchi che lo usano l’Ordine dei medici s’è messo in testa di fare il proprio gruppo d’acquisto a coupon. La notizia arriva da Bologna, dove il presidente Giancarlo Pizza ha deposto le armi legali contro i discount della medicina per usare le stesse del nemico.
Entro due mesi sarà accessibile un portale ad hoc dove i singoli medici potranno promuovere prestazioni scontate. «La differenza è che le inserzioni saranno rigorosamente controllate dall’Ordine per garantire qualità delle prestazioni, correttezza e trasparenza. Il nome dei medici non sarà affiancato a un marchio terzo e i cittadini per iscriversi al servizio non pagheranno nulla».
La sbiancatura dei denti avrà comunque prezzi competitivi ma zero rischi. «Inizialmente gestiremo noi il sito e se funzionerà lo affideremo successivamente a un service esterno pagato dagli iscritti che vorranno usufruirne». Per ora i medici bolognesi si sono mostrati interessati ma cauti, una cinquantina quelli che hanno manifestato interesse.
Ma da Bologna a Roma il passo è breve. Il presidente dell’Ordine dei medici di Milano Roberto Carlo Rossi apprende da Panorama Economy la notizia e promuove l’iniziativa integralmente: «Mi sembra un’idea molto interessante e non escludo che, fatte le opportune verifiche, la si possa adottare a livello nazionale, previo passaggio in consiglio».
E certo che piace, perché ormai gli ordini hanno poche speranze di imporre tariffe o limitare la pubblicità dei camici bianchi. «L’intendimento del governo» si rammarica Rossi «va nella direzione di liberalizzare i servizi e noi che siamo ordini dello Stato non possiamo che adeguarci. Ma questo non significa che siamo costretti a una resa incondizionata al Far West delle prestazioni al ribasso e senza controllo. Al rigore del passato e alla libertà totale deve esserci un’alternativa».
Che a questo punto potrebbe essere proprio quella indicata dall’Ordine di Bologna di creare e gestire direttamente strumenti di promozione per i medici in un ambiente protetto che escluda chi fa il furbo o propone prestazioni a tariffe così stracciate da essere difficilmente compatibili con un servizio di qualità.
«La differenza è che oggi come Ordine noi facciamo controlli ex post su servizi, tariffe e pubblicità. Quando ne troviamo una che non convince approfondiamo ed eventualmente prendiamo le iniziative del caso. L’idea di un portale col bollino della categoria permetterebbe invece una selezione alla fonte delle proposte a garanzia dei cittadini».
Perché nella querelle con Groupon, per quanto le pronunce delle authority confortino la libertà di impresa del professionista, secondo l’Ordine ci sono dei temi di tutela pubblica ancora da risolvere. «Resta il tema fondamentale e delicatissimo delle prestazioni precostituite a pacchetto. Come fa il paziente a sapere a quale accertamento deve sottoporsi senza una visita medica?».
In realtà Rossi ha già percorso un pezzo di questa strada inserendo sul sito dell’Ordine un’area per la medicina complementare. «In questo spazio abbiamo creato elenchi  che non hanno valore di legge ma accreditano chi li usa su requisiti deontologici e professionali che spesso in questo ambito sono una spina nel fianco».
Se Bologna e Milano sembrano andare in una direzione di concorrenza dichiarata a Groupon, molto prudente è l’Ordine Nazionale. Il presidente Amedeo Bianco ritiene l’iniziativa «anomala rispetto ai compiti dell’istituzione».
«L’Ordine non può avere scopi promozionali ma deve continuare nella sua prima attività che è regolatoria e di accertamento e certificazione della trasparenza e della veridicità delle proposte dei medici, dei requisiti dei singoli professionisti e così via».
Il problema resta. E anche Bianco lo ha chiarissimo in mente: «Nella rincorsa alle tariffe promozionali manca trasparenza. Se un medico propone una radiografia al torace a 35 euro deve spiegare come copre i costi: i 150 mila euro del macchinario e quelli conseguenti alla prestazione, la copertura assicurativa, il personale, i materiali, le tasse. Insomma la promozione standardizzata e costante non sta in piedi dal punto di vista economico, presuppone un trade-off continuo e in giro – infatti – si trova di tutto».
Poi resta il problema di chi (e perché) dice di no a un medico inserzionista la cui esclusione dalla piattaforma medica potrebbe finire direttamente all’Antitrust. «Vediamo cosa esce fuori da questo esperimento di Bologna, poi ci ragioniamo».
Il gruppo d’acquisto professionale piace anche ad altri ordini. «Ho visto il presidente dell’Ordine degli ingegneri a cena e gli ho esposto il progetto. Plaude all’iniziativa e non esclude di seguirla a beneficio degli iscritti» spiega Pizza.
Per sapere come finirà tocca aspettare, ma il fatto che gli ordini siano costretti a prendere le armi al nemico rafforza la posizione di Groupon e degli altri operatori. «Chi ci dava contro fa la stessa cosa, forse non siamo così terribili» dice il ceo Boris Hageney. «Siamo piacevolmente colpiti: replicare il nostro modello significa avvalorare il nostro servizio e riconoscere la validità dello strumento per i professionisti ».
E l’occasione è buona per sottolineare che si tratta di un caso tutto italiano. «Negli altri 45 Paesi non abbiamo avuto difficoltà: gli ordini stessi collaborano con noi per migliorare l’offerta e garantire un buon servizio. Nessuno dei medici richiamati dall’Ordine è stato sanzionato. Queste false accuse non fanno altro che spaventare partner che si sentono minacciati» conclude Hageney.
http://blog.panorama.it/economia/2012/03/29/e-il-medico-ora-fa-come-groupon/

Non possiamo pretendere che le cose cambino, se continuiamo a fare le stesse cose

Vorrei condividere con voi un testo di Albert Einstein che mi ha inviato una collega e mi ha fatto riflettere sugli attuali avvenimenti e sull’onda di pessimismo di alcuni italiani.
“Non possiamo pretendere che le cose cambino, se continuiamo a fare le stesse cose.
La crisi è la più grande benedizione per le persone e le nazioni, perché la crisi porta progressi.
La creatività nasce dall’angoscia come il giorno nasce dalla notte oscura.
È nella crisi che sorge l’inventiva, le scoperte e le grandi strategie.
Chi supera la crisi …supera se stesso senza essere “Superato”.
Chi attribuisce alla crisi i suoi fallimenti e difficoltà, violenta il suo stesso talento e da più valore ai problemi che alle soluzioni.
La vera crisi, è la crisi delle’incompetenza.
L’inconveniente delle persone e delle Nazioni è la pigrizia nel cercare soluzioni e vie d’uscita.
Senza la crisi non ci sono sfide, senza sfide la vita è una routine, una lenta agonia.
Senza crisi non c’è merito.
È nella crisi che emerge il meglio di ognuno, perché senza crisi tutti i venti sono solo lieve brezze.
Parlare di crisi significa incrementarla e tacere nella crisi è esaltare il conformismo, invece, lavoriamo duro.
Finiamola una volta per tutte con l’unica crisi pericolosa,
che è la tragedia di non voler lottare per superarla.”
Albert Einstein

Diario di Bordo di un medico italiano in Francia- aggiornamento capitolo formazione

Vorrei pubblicizzare il “BLOG UN MEDICO ITALIANO IN FRANCIA” , ….!!
E’ un vero e proprio un Diario di Bordo di un medico italiano in Francia.
Potete trovare consigli e informazioni utili per la francia…
Il sito e’ il seguente: http://www.medicoinfrancia.blogspot.com
a questo link la seconda parte del capitolo formazione aggiornato!!!
Sotto trovate un anticipazione di alcune informazioni

Medicina e Formazione in Francia 3

Ciao a tutti, qui in Linguadoca oggi c’è un sole meraviglioso, sembra che la primavera stia davvero arrivando.
E’ bellissimo la mattina quando arrivo al parcheggio del personale dell’ospedale (il mio CHU sta su una collinetta dominante tutta la città) sentire l’odore del boschetto intorno e il cinguettio degli uccelli, peccato che dopo poco secondi sono già al lavoro :( .
Torniamo alla descrizione delle varie possibilità offerte da quello che sembra essere il primo sistema sanitario al mondo per qualità e solidarietà delle cure (classifica WHO. L’Italia è seconda ma solo per solidarietà delle cure).
Penso abbiate ben compreso che in Francia ci sia una “medicopenia” stravolgente, destinata a durare fino al 2020 apparentemente.
Le università francesi d’accordo col rispettivo sistema sanitario mettono a disposizione per gli specializzandi stranieri uno status definito F.F.I. (faisant fonction intern = facente funzioni specializzando) retribuito a 1300 euro fisse al mese, che incrementano necessariamente con le guardie, pagate come quelle degli altri specializzandi.
Gli FFI in realtà sono trattati come dei veri e propri specializzandi francesi, una volta integrati nel reparto, e senza  ombra di dubbio gli stranieri intracomunitari vengono corteggiati a continuare a lavorare ed eventualmente a restare.
Ovviamente è bene che comprendiate che sono dei posti, come d’altro canto tutti gli altri status esistenti, che rientrano nel capitolo di spesa dell’amministrazione sanitaria e del reparto, quindi da CHU a CHU e da reparto a reparto cambia la disponibilità.
Normalmente l’FFI è destinato a coloro che non hanno ancora il “diplome”, cioè la laurea e vi ricordo che qui in Francia, come ho già spiegato, il titolo di medico lo si acquisisce alla fine della specializzazione con un’unica tesi.
Teoricamente quindi a coloro che vengono dagli altri paesi europei o extra, ma già in possesso della laurea in medicina e chirurgia riconosciuta in “transalpinolandia”, hanno diritto non più al posto di FFI, bensì a quello di Attaché (assistente del reparto), con remunerazione fissa di 2100 euro e guardie pagate a 240 euro nell’infrasettimanale e sabato e domenica intorno alle 450 (parlo di cifre lorde, ma cmq ottime no?).
Purtroppo questo non è sempre vero. Infatti non sempre per coloro che dispongono già di una laurea in medicina, già riconosciuta a livello europeo e Francia quindi, viene proposto sin da subito l’Attachè.
Questo infatti dipende tanto dalla disponibilità economica del reparto e soprattutto dalla volontà del primario (che in Francia è quasi più importante del direttore generale!).
Da un lato questo è ottimo perchè chi arriva in questo sistema e non conosce le metodiche di lavoro, la lingua e le procedure e si trova ad iniziare con un FFI è abbastanza protetto. Potrà imparare e lavorare come uno specializzando francese qualsiasi, con un carico di responsabilità ridotto.
Vi ricordo che se fate uno stage in Francia, durante la vostra specializzazione italiana (avete 18 mesi da poter fare fuori dalla vostra struttura originaria se il consiglio della vostra scuola ve lo consente), della durata superiore a 6 mesi almeno e vi hanno accordato un posto da FFI potrete guadagnare 1300 in Francia (senza contare le guardie) e 1800 in Italia. Ovviamente l’Italia non deve essere a conoscenza della vostra rendita nell’Esagono altrimenti sono cazzi!!! Definitemi pure fomentatore di popolo e verso la frode, ma sicuramente non sono un falso e cmq a voi la scelta ;) .
In ogni caso ricordatevi una cosa, non badate troppo ai soldi se avrete il coraggio di lasciare l’Italia per un periodo, se non a quelli necessari per vivere, pensate alla vostra formazione!!! Io ho cominciato self-sponsored abitando in uno degli internat dell’ospedale (esperienza fighissima), poi le altre cose sono venute da sole.
Quando un primario nota che arrivate alle 8 insieme a lui ed andate via alle 20 o oltre, mentre alle 18:30 gli specializzandi sono già belli che andati via e che partecipate agli staff multidisciplinari, interagite, proponete, preparate lezioni e le fate voi stessi, insomma che vi lanciate come ho fatto io, non può non proporvi di restare! Hanno bisogno di gente di carattere ed apprezzano gli italiani più degli altri stranieri e poi… per i maschietti a cui piacciono le francesi (io non sono fra questi) col nostro accento italiano in francese, si fanno davvero tante, ma tante “vittime” ;) (certo… pensate un attimo al fatto che non c’è il bidet però! bleah! :D )
Gli specializzandi francesi ragionano nel mio caso così: medicina, radiologia= privato= soldi, tantissimi soldi.
Nessuno vi impedisce di guadagnare all’infinito sin da subito, c’è carenza anche nel privato qui, ma a dipende tanto dalle vostre scelte e da quello che volete nella vostra vita. Gli stipendi ospedalieri non sono male qui anche se si lavora di più che in Italia (da noi 6h al giorno, qui il turno è 8/18:30).
Spero di essere stato utile. La prossima volta credo di poter cominciare a chiudere il capitolo Medicina e Formazione in Francia.

Cure primarie. La proposta degli “ospedalieri”. Prima di tutto stabiliamo “chi fa che cosa”

La riforma del settore è una priorità. Ne sono convinti anche i sindacati della dipendenza del Ssn che però avanzano una “loro” proposta che a questo punto si affianca a quelle già avanzate dai medici convenzionati. Punto cardine è chiarire una volta per tutte ruoli e funzioni di tutti gli attori.

27 MAR – Sul tavolo del ministero della Salute, impegnato da alcune settimane nel confronto serrato con i sindacati medici per l’esame di alcune problematiche (responsabilità professionale, precariato ed accesso al sistema, cure primarie, integrazione ospedale territorio), arriva ora una nuova proposta per le cure primarie.
Ma a stilarla non sono i medici del settore ma quelli che operano nella dipendenza. Il perché di questa sortita “fuori campo” la spiegano gli stessi estensori del documento (ANAAO ASSOMED – AAROI-EMAC –FVM – FASSID – CISL MEDICI – FESMED – ANPO-ASCOTI-FIALS MEDICI – UGL MEDICI). “Si impone a tutti – scrivono nella premessa del loro documento - una riflessione che partendo dall’esistente cominci a pensare a modelli organizzativi e assistenziali futuri, a nuovi modi di erogare sanità cercando di conservare elementi fondanti e generalisti quali l’universalismo, l’equità e l’appropriatezza delle cure coniugandoli con la sostenibilità del sistema stesso.
Partendo da questa premessa i sindacati propongono più che specifiche soluzioni un vero e proprio approccio di metodo alla riforma individuando i principi fondanti a cui dovrenne ispirarsi.
Il problema delle competenze
Al primo posto c’è quello di “una definizione preliminare delle competenze dei singoli professionisti appartenenti a ruoli professionali diversi ma che operano con lo stesso obiettivo di creare salute e garantire o favorire la tutela della salute del cittadino”.
“Qualsiasi modello organizzativo/assistenziale si intenda sviluppare – sottolineano – non può prescindere da una corretta definizione ed individuazione delle competenze, conoscenze, responsabilità dei singoli attori rendendo contemporaneamente rintracciabili e trasparenti le funzioni e compiti di ognuno, creando così il presupposto per superare l’attuale sistema, variegato nella varie regioni, del fai da te o delle sperimentazioni senza alcuna verifica. Occorre evitare approcci a canna d’organo per ricomporre intorno a chi ha compiti di diagnosi e terapia la responsabilità unitaria del governo clinico e gestionale”.
Il “governo” delle cure primarie
Il secondo aspetto è quello della governance della continuità assistenziale H24. “La continuità assistenziale – scrivono – deve coniugare la capillarità di diffusione degli studi di medicina generale con la attività di strutture multiprofessionali in grado di intercettare, anche attraverso adeguate capacità diagnostiche e terapeutiche,  la domanda di bassa complessità che si rivolge al Pronto Soccorso per ottenere risposte”.
Per farlo si propone che si crei una rete interconnessa che comprenda il 118 e la continuità assistenziale. “L’emergenza pre-ospedaliera e quella ospedaliera – sottolineano – devono integrarsi, almeno funzionalmente, in un’unica organizzazione dipartimentale che permetta di svolgere le attività sia sul territorio che in ospedale, con modalità organizzative adattate ad ogni realtà”.
La modifica legislativa
Il terzo punto è quello della modifica legislativa all’attuale assetto delle cure primarie regolamentate dall’art.8 del dlgs 502/229 che deve puntare innanzitutto a “definire gli aspetti, relazionali e contrattuali, che legano i vari professionisti nell’ambito dell’organizzazione del sistema sanitario adottata dalla Regione, nel rispetto del contratto individuale di lavoro sottoscritto con l’ASL di appartenenza e del rapporto tra quantità e qualità del lavoro svolto e valorizzazione economica”. “Particolare attenzione – viene rilevato – va posta alla definizione del ruolo giuridico del medico, quale garante della salute del cittadino e responsabile della continuità delle cure, alla omogeneizzazione delle tutele, alla individuazione di possibili modalità capaci di assicurare flessibilità tra i diversi settori del  sistema”.
Lo sviluppo del lavoro d’equipe
Il quarto aspetto trattato nella proposta riguarda “la condivisione di un modello multi professionale funzionale all’erogazione dell’assistenza, la realizzazione e/o il consolidamento delle equipe multi professionale territoriale inclusa l’integrazione, anche solo funzionale, con gli operatori del Servizio sociale e/o del dipartimento sociosanitario (qualora esistente)”.
Per questo “occorre sviluppare maggiormente i modelli di associazionismo individuando contemporaneamente le modalità che, pur confermando il sistema di fiducia e di scelta esistente tra MMG e paziente, permettano di garantire a questo ultimo l’assistenza possibile, almeno nelle ore diurne, senza indurre accessi inappropriati al PS o ad altri punti della rete di emergenza”.
Non può però mancare la definizione di un “modello di governo di queste strutture fisiche individuate e sparse nel territorio dove inevitabilmente agiscono non solo i MMG e PLS e Specialisti convenzionati ma anche professionisti appartenenti ai dipartimenti sanitari territoriali o al distretto e professionisti appartenenti ad altri dipartimenti ospedalieri e del sistema sociale comunale”. Il tutto in un contesto di “riorganizzazione della rete ospedaliera per favorire i processi di deospedalizzazione e promuovere un modello di ospedale radicato nel territorio e funzionalmente collegato con la rete assistenziale anche mediante la adozione di procedure e protocolli condivisi”.
La presa in carico del paziente
Il quinto aspetto si sofferma invece sui Percorsi Diagnostici Terapeutici Assistenziali Relazionali (PDTA-R) per consentire la “la presa in carico integrata fra MMG e specialisti e garantire la continuità assistenziale e la integrazione fra l’ospedale ed il territorio attraverso la definizione delle  modalità di partecipazione dei vari attori”.
La formazione
Ultimo aspetto quello della formazione post laurea che, scrivono i sindacati, deve “rispondere alle esigenze del modello organizzativo della assistenza sanitaria piuttosto che a quella delle cattedre universitarie e della necessità di assicurare i volumi produttivi che ne giustificano la esistenza. Occorre in sostanza restituire al servizio sanitario, nelle sue articolazioni intra ed extraospedaliere, il ruolo formativo professionalizzante che gli spetta in quanto garante della qualità professionale di chi è chiamato ad erogare le prestazioni sanitarie”.
http://www.quotidianosanita.it/lavoro-e-professioni/articolo.php?articolo_id=8159

Diecimila medici sanzionati da Ordini nel 2011, 57 sospesi e solo 3 radiati

Roma, 28 mar. (Adnkronos Salute) – Esercizio abusivo della professione medica, denunce per decessi sotto i ferri, omessa visita domiciliare, certificati fatti senza aver visto mai il paziente, prescrizioni avulse dalle condizioni del malato e superficialità nella visita. Ma anche casi di pedofilia e di gravi illeciti ai danni del Ssn. Sono alcune delle tante motivazioni che portano gli Ordini provinciali dei medici a decidere una sanzione per il camice bianco iscritto, previo procedimento disciplinare nei suoi confronti. In totale sono oltre 10 mila i provvedimenti disciplinari che nel 2011 sono stati emessi dagli oltre cento Ordini nei confronti degli iscritti, che sono in totale oltre 370 mila. Nello specifico, gli enti hanno sospeso 57 medici e radiati 3.
I dati sono stati elaboratori per l’Adnkronos Salute dal ministero della Salute con la collaborazione della Federazione nazionale degli Ordini dei medici (Fnomceo). Il numero totale dei provvedimenti, che comprendono l’avvertimento, la censura, la sospensione dall’esercizio e la radiazione dall’albo, è rimasto stabile negli ultimi anni. Ma se nel 2010 gli enti hanno emesso 93 sospensioni dall’esercizio professionale e 3 radiazioni, nel 2011 si è verificata una diminuzione delle prime (57) mentre le seconde sono rimaste invariate.
I medici sanzionati possono impugnare i provvedimenti degli Ordini davanti alla Commissione centrale per gli esercenti le professioni sanitarie (Cceps), l’organo del ministero della Salute con funzione d’appello per gli operatori del Ssn: medici, odontoiatri, veterinari, farmacisti, ostetrici, infermieri e tecnici di radiologia. “Il 50% dei ricorsi esaminati dalla Commissione che si occupa dei medici è frutto di denunce tra colleghi – afferma Mauro Ucci, tra i componenti supplenti del Cceps designati dalla Fnomceo – e l’altro 50% è rappresentato da fatti gravi, truffe e anche casi di pedofilia, su cui indaga la magistratura. Le decisioni della Cceps – sottolinea – nel 2010 hanno riguardato nel 42% dei casi i medici chirurghi, nel 19% i dentisti, 15% farmacisti e 9% veterinari”.
Il procedimento disciplinare nei confronti del medico può essere promosso d’ufficio dall’Ordine o su richiesta dell’autorità giudiziaria. Ma i fatti che sono oggetto del possibile ‘atto d’accusa’ verso i camici bianchi possono arrivare anche da altre fonti: segnalazioni dei cittadini, denuncia di un collega. Oltre che da parte di società, associazioni o dagli organi di stampa. Se la Commissione disciplinare dell’Ordine accerta nel comportamento del sanitario, sottoposto a giudizio, la violazione di qualche articolo del Codice deontologico irrogherà una sanzione.
Le sanzioni rilevanti sia per l’Ordine che per il ministero della Salute, che raccoglie tutti i provvedimenti emessi in Italia, sono la sospensione e la radiazione. “Perché – fanno notare dal ministero – l’avvertimento e la censura non impediscono l’esercizio della professione sanitaria. La prima è la sanzione meno grave e consiste nel diffidare il sanitario ‘colpevole’ a non ricadere nella mancanza commessa e viene comunicata per iscritto. La censura, invece – proseguono – è una dichiarazione di biasimo per il fatto ‘incriminato’ ed è prevista per un’infrazione di maggiore entità, anche questa con avviso scritto”.
“Mentre le ipotesi di radiazione – chiariscono – ovvero l’espulsione del sanitario dalla categoria di appartenenza, e di sospensione dall’esercizio professionale sono quelle che rientrano nel novero delle sanzioni irrogate a conclusione di un giudizio disciplinare, oppure che danno luogo a un procedimento disciplinare”.
Il medico può impugnare anche le decisioni della Cceps davanti alla Corte di Cassazione. La Commissione centrale per gli esercenti le professioni sanitarie differenzia tra le ‘mancanze’ dei medici che lavorano nel Ssn e quelli che invece operano con un rapporto libero professionale. Nel primo caso si contestano “l’omessa visita domiciliare, rapporti con Asl e Regione, scorretta gestione dei medicinali in danno al Ssn”. Mentre nel caso della libera professione “certificazioni senza la visita, dichiarazioni lesive ai danni dei colleghi, discredito della categoria , esercizio abusivo della professione, prescrizioni avulse dalle condizioni del paziente, violazione del segreto professionale, superficialità nella visita medica, l’uso di terapie non provate scientificamente”.
“Il medico una volta ricevuta la sanzione può, se ricorre alla Cceps, ottenere la sospensione del provvedimento. La Commissione lavora rapidamente riunendosi una volta ogni due mesi e discute circa 12-13 ricorsi all’anno. Il problema per il medico sono i tempi molto molto più lunghi della magistratura ordinaria. Negli ultimi 7 anni – ricorda Ucci – le radiazioni decise dalla Cceps sono state circa 12. Ma va detto che dopo 5 anni il collega può chiedere la riammissione all’Ordine e riprendere a lavorare”.
“Monitorare la qualità del lavoro dei medici è uno dei compiti degli Ordini – avverte Ucci – se l’ente viene a conoscenza di indagini o procedimenti delle Procure, che coinvolgono i camici bianchi, è tenuto comunque a rispettare i tre gradi di giudizio previsti dalla legge per emettere sentenze nei confronti degli iscritti. Se per caso il medico è assolto nel processo, può essere condannato però dall’Ordine per motivi deontologici. Ma – precisa l’esperto – le strutture provinciali non possono procedere a controlli in proprio perché non hanno compiti di polizia giudiziaria”.

domenica 4 marzo 2012

Curarsi con le app: smartphone amici della salute

Nel nostro paese gli utenti di smartphone hanno superato quota 20 milioni. In pratica un italiano su tre possiede uno strumento in grado di intrattenerlo, informarlo, divertirlo e anche aiutarlo a prendersi cura della propria salute. Come? Monitorando quello che mangia, quanto si muove, come dorme, ma anche esaminando parametri clinici come i battiti del cuore e il glucosio nel sangue, e suggerendo come curarsi in base ai propri disturbi. Eccone alcune.
L’ultima arrivata nel panorama delle app dedicate alla salute nasce da una collaborazione tra Unione Nazionale Consumatori e Anifa (Associazione nazionale dell’industria farmaceutica dell’automedicazione). Si chiama Automedicazione, appunto, è gratuita e aiuta l’utente a trovare il principio attivo giusto per curare il proprio disturbo in base ai sintomi che avverte. L’applicazione segnala soltanto i farmaci senza obbligo di ricetta, quelli cioè che servono a curare le patologie più comuni, dal mal di gola alle punture d’insetto, dalla stipsi alla cefalea. Si possono fare ricerche da una lista di disturbi, da un elenco di sintomi oppure inserendo direttamente i sintomi che ci affliggono.
Wikipharm consente non solo di trovare il farmaco giusto per il proprio disturbo, ma anche di scoprire, laddove esista, il suo equivalente, ovvero il farmaco non di marca, più economico, con lo stesso principio attivo. La app è gratuita, il progetto è patrocinato dal Movimento Consumatori. Per comprare la medicina che serve può dare una mano Farmacity, un’applicazione disponibile per iPhone, Blackberry e Android, che sfrutta il Gps del telefono per visualizzare su una mappa o in forma di elenco le farmacie di turno più vicine al punto in cui ci si trova.
Passando dai farmaci al cibo, non si contano le applicaizoni per smartphone che consentono di contare le calorie e tenere un diario alimentare, tra tutti citiamo iFood, nelle versioni Lite (gratuita) e Pro (0,79 euro), che consente di creare un profilo con peso attuale e obiettivo, inserire le pietanze mangiate e le quantità e tenere così un diario delle calorie e un grafico dell’andamento del peso. Più specifica è la app Caffeine Zone, che permette di inserire i propri consumi di caffeina giornalieri e ricevere, in base al proprio peso e all’ora in cui si programma di andare a dormire, una sorta di via libera quando è il momento buono per una nuova “dose” di caffeina. L’applicazione è disponibile in versione gratuita oppure a pagamento, a 0,79 euro, senza pubblicità.
Per coloro che hanno a che fare con la celiachia, e devono evitare alimenti che contengano glutine, un ottimo alleato è il prontuario messo a punto dall’associazione italiana Celiachia. La sua versione cartacea non è però molto pratica, mentre è eccelente la relativa app gratuita, Aic mobile, per iPhone e Android, sempre aggiornata e consultabile per tipologia di prodotti, nome e marca.
Interessanti, per mangiare fuori casa, anche altre due applicazioni Senza glutine e Mangiare senza glutine: sfruttano il gps e le segnalazioni degli utenti per fornire nomi e indirizzi di bar, ristoranti e alberghi dove i celiaci sono benvenuti.
Per 0,79 euro le donne possono procurarsi una app pensata per loro, iGyno, che le aiuta a monitorare il ciclo e fornisce indicazioni sulla prevenzione, tra cui per esempio consigli su come effettuare l’autopalpazione del seno. Ben lungi dal poterlo considerare alla stregua di “un ginecologo virtuale”, come la descrizione promette, il programma appare un po’ ridondante. Tra le varie funzioni c’è un calendario dove si può annotare, con apposite icone, dall’acne al mal di schiena, dai rapporti intimi al livello di appetito: un monitoraggio forse eccessivo e non si sa quanto utile.
Sul versante più pratico possono essere invece di aiuto due applicazioni più strettamente mediche, che però al contrario della precedente non hanno la pretesa di sostituirsi a un dottore o ai suoi strumenti. AnalisiSangue aiuta a comprendere i valori dei propri esami del sangue e delle urine, spiega cosa significano le diverse sigle, fornisce i valori limite e spiega anche da cosa possono dipendere valori fuori dalla norma. E’ possibile creare un proprio profilo, inserire i propri valori e verificarne l’andamento nel tempo. L’applicazione costa 0,79 euro.
Altro strumento medico a portata di tocco è Cardiografo: appoggiando il polpastrello dell’indice all’obiettivo della macchina fotografica del proprio iPhone, iPad 2 o iPod touch, dotata di flash, l’applicazione rileva il battito cardiaco. Anche in questo caso creando il proprio profilo è possibile monitorare i battiti nel corso della giornata o della settimana.
Per le persone diabetiche c’è una app gratuita: iBGStar Diabetes Manager di Sanofi. Usata unitamente a un glucometro per iPhone, che si acquista al costo di 55 euro in farmacia oppure sul sito www.bgstar.it, l’applicazione trasforma il telefono in uno strumento per monitorare i livelli di glucosio nel sangue, l’assunzione di carboidrati e la dose di farmaco da somministrare.
Sleep cycle alarm clock è un’applicazione che promette di monitorare le fasi del sonno, attraverso l’accelerometro interno all’iPhone, e di svegliarvi nel momento migliore, quando cioè sarete più riposati, sempre all’interno di un arco temporale di mezz’ora stabilito dall’utente. Posizionando il telefono sul materasso vicino al cuscino, magari sotto il lenzuolo con gli angoli perché stia fermo, e tenendolo acceso tutta la notte collegato a una presa di corrente, il programma funziona in modalità stand-by e registra i movimenti durante il sonno. Se l’utente ha messo la sveglia alle 7.30 ma l’applicazione valuta che vi troviate in una fase di sonno più leggero alle 7.15, la sveglia suonerà a quell’ora e la promessa è che sarà più facile alzarsi e sarete più riposati. Il programma costa 0,79 euro. Per sicurezza meglio sempre impostare una sveglia di emergenza…
Infine veniamo alla forma fisica. Sono moltissime le applicazioni che suggeriscono interminabili liste di esercizi per tonificare ogni muscolo del corpo, specifici per donne e uomini, con tanto di video che mostrano come fare. Ma ciò che serve per fare ginnastica in casa sono la voglia e la costanza, due requisiti che una app per smartphone difficilmente può fornire. Forse può essere più utile tenersi in forma camminando, come suggerisce anche l’Organizzazione mondiale dell Sanità, che un tempo indicava 10.000 passi al giorno, recentemente ridotti a 5.000, come optimum per tenersi in forma. Ecco allora che basta un pedometro per tenere traccia dei passi fatti, meglio ancora se consente di fissare obiettivi giornalieri, in modo da funzionare da stimolo a camminare. Allo scopo è adatta la app Pedometer: si può creare il proprio profilo, stabilire un obiettivo di passi, di distanza o anche di peso. Basta ricordarsi di attivare l’applicazione e tenere il telefono in tasca ogni volta che ci si muove a piedi per tenere il conto dei passi fatti. Se non si raggiungono gli obiettivi, idealmente, si è invogliati a fare meglio il giorno successivo. Ne esistono una versione gratuita e un’altra, con qualche funzione in più, a pagamento.
marta.buonadonna
http://blog.panorama.it/hitechescienza/2012/02/22/curarsi-con-le-app-smartphone-amici-della-salute

venerdì 2 marzo 2012

Nino Cartabellotta – La salute non ha prezzo, ma la sanità costa a tutti


Nino Cartabellotta – La salute non ha prezzo, ma la sanità costa a tutti

Video di Nino Cartabellotta

La salute non ha prezzo, ma la sanità costa a tutti

Giorno dopo giorno aumenta la consapevolezza che è a rischio la sostenibilità del servizio sanitario pubblico. Ma rispetto ad altri paesi, la sanità italiana è adeguatamente finanziata? Con quali criteri avviene il riparto alle regioni? Di quale entità sono le diseguaglianze regionali? Quali sono le responsabilità della politica, dei manager e dei professionisti? E’ possibile soddisfare tutte le aspettative dei cittadini? Quante risorse sottrae alla sanità il malaffare?





7a Conferenza Nazionale GIMBE
Evidence & Governance per la Sostenibilità della Sanità Pubblica
Bologna, 17 febbraio 2012

giovedì 1 marzo 2012

Corso: GESTIRE LE EMERGENZE IN SANITA’ PUBBLICA


Corso: GESTIRE LE EMERGENZE IN SANITA’ PUBBLICA
ERICE-SICILIA: 11-15 Aprile 2012
Sotto gli auspici: Ente Regione Siciliana – Ministero dell’Università e della Ricerca
PROGRAMMA E DOCENTI
CERIMONIA INAUGURALE

Presentazione del Corso
G M FARA, G B ORSI, S CALDERALE, Sapienza Università di Roma
G GIAMMANCO, Università di Catania

La Protezione Civile Nazionale: normativa e piani di emergenza obbligatori
E GALANTI, Dipartimento della Protezione Civile Roma

La Protezione Civile Regionale e Comunale
S PERESSIN, Regione Piemonte

Tavola rotonda: Rapporti tra le Istituzioni in caso di emergenza
V CARRERI, già Prevenzione Sanitaria Regione Lombardia
E GALANTI, Dipartimento della Protezione Civile Roma
S PERESSIN, Regione Piemonte


PIANIFICAZIONE E GESTIONE DEGLI INTERVENTI

Piani di emergenza per massiccio afflusso di feriti (PEMAF)
Piani di evacuazione (PEVAC)
Piano emergenze interne (PEI)
A MORRA, Gestione emergenza interna ASL Torino 1
S CALDERALE, Sapienza Università di Roma

Problematiche psicologiche negli operatori e nelle vittime
M IUDICA, Policlinico Militare Celio di Roma

RAPPORTI CON I MEDIA
La comunicazione nelle emergenze
D BORESI, Il Gazzettino, Venezia


I RISCHI IN OSPEDALE

Rischio incendio
M RAPONI, IRCCS Ospedale Pediatrico Bambino Gesù Roma

Rischio radiologico
A STANGA, Associazione Italiana Radioprotezione Medica


Rischio chimico
M VITALI, Sapienza Università di Roma

Rischio infettivo
G B ORSI, Sapienza Università di Roma

Rischi da black out
D PEDRINI, Società Italiana Architettura e Ingegneria per la Sanità
A DE MARCO, Azienda Ospedaliera di Cosenza


I RISCHI SUL TERRITORIO

L’evento Seveso
V CARRERI, già Responsabile Prevenzione Sanitaria Regione Lombardia

Rischio epidemico
S CINQUETTI, Azienda ULLS Pieve di Soligo

Rischio allagamento
G ORENGO, Azienda Ospedaliera Universitaria S Martino, Genova

Rischio chimico
M VITALI, Sapienza Università di Roma

Rischio rifiuti
M TRIASSI, Università Federico II di Napoli

Il ruolo del 118 nella gestione delle emergenze
A ZOLI, Azienda Regionale Emergenza Urgenza della Lombardia
M LOIUDICE, Agenzia Regionale Emergenza Sanitaria del Lazio


LAVORI DI GRUPPO
PEMAF
PEMAC
PEI
Assistenza psicologica alle vittime ed ai soccorritori
Esempi di rischi in ospedale
Esempi di rischi sul territorio
La comunicazione nelle emergenze


SCOPO DEL CORSO
Il corso si propone di fornire le basi teoriche e le competenze operative di base nella gestione delle più comuni emergenze che si possono presentare nell’ambito di un ospedale o di un’Azienda sanitaria, emergenze da gestire con i mezzi localmente disponibili ed un’organizzazione preliminarmente predisposta. L’illustrazione, all’inizio del corso, dell’organizzazione di Protezione Civile a livello nazionale e locale, nonché dei Piani di intervento obbligatori, intende illustrare come le forze interne all’ospedale ed all’ASL possono e debbono raccordarsi con gli interventi di Protezione Civile in caso di emergenze di entità più ampia




INFORMAZIONI GENERALI E ISCRIZIONE AL CORSO

Coloro che desiderano frequentare il corso sono pregati di inviare la richiesta di informazioni e quindi la domanda di partecipazione, via email o fax, alla Direzione del Corso:

Prof G B Orsi, Dipartimento di Sanità Pubblica e Malattie Infettive
Sezione di Igiene, Sapienza Università di Roma
Fax 06 4454845, 06.49914796
Email: erice41@uniroma1.it
TF: 06 49914553

A fronte della richiesta di informazioni verranno inviati il programma dettagliato del corso, il modulo di iscrizione, le istruzioni per l’iscrizione e per il pagamento della quota di iscrizione e le istruzioni su come raggiungere Erice. Detti documenti si possono anche scaricare dalla homepage del Dipartimento di Sanità Pubblica e Malattie Infettive della Sapienza Università di Roma: www.dssp.uniroma1.it

La domanda dovrà contenere: generalità, affiliazione, email, numero di telefono cellulare

La quota di iscrizione è di Euro 600, inclusive di materiale didattico, vitto e alloggio, gita, serata sociale e trasporto da e per l’aeroporto di Palermo o Trapani. Se una stessa organizzazione invierà almeno tre partecipanti, la quota individuale scende da 600 a 500 Euro. Per chi non intende fruire dell’alloggio ma solo dei pasti, la quota scende da 600 a 400 Euro.

Le domande di partecipazione dovranno pervenire entro il 20 Marzo 2012

I partecipanti dovranno raggiungere Erice entro le ore 13.00 dell’11 Aprile 2011

E’ stata richiesta al Ministero della Salute l’attribuzione di crediti ECM per Medici (discipline: Igiene, Epidemiologia e Sanità Pubblica; Direzione Medica di Presidio Ospedaliero; Organizzazione dei Servizi Sanitari di base; Chirurgia generale e d’urgenza, Medicina interna, Medicina d’urgenza), Infermieri ed Assistenti Sanitari.

41° Corso della Scuola Superiore di Epidemiologia e Medicina Preventiva
GESTIONE DELLE EMERGENZE IN SANITA’ PUBBLICA
Erice, 11-15 Aprile 2012

SCARICA ISTRUZIONI E SCHEDA PARTECIPAZIONE ERICE 41 

ISTRUZIONI PER I PARTECIPANTI
(ad integrazione di quanto riportato sulla locandina)

1) INFORMAZIONI GENERALI E ISCRIZIONE AL CORSO
Coloro che desiderano frequentare il corso sono pregati di inviare richieste di informazioni e quindi domanda di partecipazione, via email o fax, alla Direzione del Corso:

Prof G B Orsi, Dipartimento di Sanità Pubblica e Malattie Infettive
Sezione di Igiene, Sapienza Università di Roma
Fax 06 4454845, 06 49914796
Email: erice41@uniroma1.it
TF: 06 49914553

Questo documento contiene il modulo di iscrizione, le istruzioni per l’iscrizione e per il pagamento del contributo e le istruzioni su come raggiungere Erice.
A parte verrà inviato il programma dettagliato del corso

La domanda dovrà contenere: generalità, affiliazione, email, numero di cellulare

Le domande di partecipazione, compilate, dovranno pervenire entro il 20 Marzo 2012, via email o fax, all’indirizzo sopra riportato.

I partecipanti dovranno raggiungere Erice entro le ore 13.00 dell’11 Aprile 2011

2) VERSAMENTO DEL CONTRIBUTO DI ISCRIZIONE
Il contributo al corso è di 600,00 Euro, comprensivo di vitto ed alloggio, trasporto da e per l’aeroporto di Palermo o Trapani, serata sociale e gita collettiva ad una meta turistica dei dintorni. Docenti ed Allievi alloggeranno nelle strutture di ospitalità del Centro o in alberghi
convenzionati di Erice, consumeranno la prima colazione presso il Centro ed i pasti presso i ristoranti convenzionati in prossimità dell’aula.

Il versamento della somma dovrà essere effettuato mediante bonifico bancario a favore della
FONDAZIONE ETTORE MAJORANA E CENTRO CULTURA SCIENTIFICA
presso
UNICREDIT PRIVATE BANKING SpA
sede di Trapani Via Garibaldi 9
91100 Trapani
IBAN: IT 47 I 02008 16407 000600000655
Causale: “iscrizione di: <nome e cognome> al 41° Corso della Scuola di
Epidemiologia e Medicina Preventiva 2012”

Attenzione! Il nome del corsista DEVE comparire nella causale.
Portare con sé ad Erice la ricevuta del bonifico!

È anche ammesso, previo avviso per telefono al 0923869133 o per
email a <hq@ccsem.infn.it>, il pagamento in contanti o con assegno al momento
dell’arrivo a Erice. Potrà essere pagato ad Erice anche il contributo
ridotto per l’ospitalità di familiari (vedi punto 3).

È stato deciso dal Centro che se partecipano al Corso almeno tre allievi
di una stessa Scuola di Specializzazione, o di uno stesso Ospedale o ASL, per costoro il contributo individuale è  scontato a 500 Euro.

3) DATA ED ORA D’ARRIVO
Se non l’hanno già indicato nel modulo di iscrizione, quando hanno la certezza delle coordinate del viaggio, i partecipanti sono tenuti ad inviare, almeno 10 giorni prima del corso, un’email a  erice41@uniroma1.it indicando:

* la data di arrivo;
* l’aeroporto di arrivo (Palermo o Trapani);
* la sigla del volo;
* l’ora presunta di arrivo

in modo da rendere possibile l’organizzazione delle navette (agli ARRIVI dell’aeroporto di Palermo saranno presenti gli autisti con i cartelli del Centro); chi non avvisa corre il rischio di non essere raccolto.
* Chi arriva a Palermo in traghetto, treno o pullman, deve trasferirsi all’aeroporto di Palermo, sezione ARRIVI, entro le ore 12.00 dell’11 Aprile 2012, per unirsi a coloro che arrivano in aereo.
* Chi arriva in auto direttamente ad Erice  è pregato di avvisare l’organizzazione e deve arrivare a Erice entro e non oltre le ore 13.00.

4) PARTECIPANTI CHE NON CHIEDONO ALLOGGIO
Coloro che già utilizzano un alloggio in vicinanza del Centro pagheranno
un contributo ridotto (300 Euro). Se però usufruiscono dei pasti presso i ristoranti convenzionati, pagheranno 400 Euro.

5) PARTECIPAZIONE DI FAMILIARI
I familiari possono partecipare pagando il contributo di 400 Euro (per vitto e
alloggio) ciascuno; occorre avvisare in tal senso con un’email erice41@uniroma1.it

6) ACCREDITAMENTO ECM
E’ stata richiesta al Ministero della Salute l’attribuzione di crediti ECM per Medici (discipline: Igiene, Epidemiologia e Sanità Pubblica; Direzione Medica di Presidio Ospedaliero; Organizzazione dei Servizi Sanitari di base; Chirurgia generale e d’urgenza, Medicina interna, Medicina d’urgenza), Infermieri ed Assistenti Sanitari.

7) LA SCADENZA PER L’ISCRIZIONE E’ FISSATA AL

20 Marzo 2012

MODULO ISCRIZIONE XLI CORSO
“GESTIRE LE EMERGENZE IN SANITA’ PUBBLICA”

COGNOME:
NOME:
SCUOLA DI APPARTENENZA ED ANNO DI CORSO (se Specializzando):
RUOLO RICOPERTO (se operatore o universitario):
INDIRIZZO:
TELEFONO:
CELLULARE:
FAX:
EMAIL:
PRESENZA DI UN FAMILIARE:               NO   EVENTUALE ACCOMPAGNATORE    SI     NO


IN ARRIVO IL: …../…………/…….

a)     con mezzo proprio
b)    in aereo a PALERMO  TRAPANI
c)     Sigla volo
d)    Ora di atterraggio

Se al momento queste informazioni non sono disponibili, inviarle al più presto

Modulo da inviare al Comitato Organizzatore
Email: erice41@uniroma1.it
Fax:  06.4456371
Sito internet: www.dssp.uniroma1.it/erice41

Per giovani medici con libera professione guadagni da operaio

Roma, 27 feb. (Adnkronos Salute) – Il camice bianco non garantisce sempre guadagni da ‘professionista’, soprattutto nei primi anni di lavoro. I redditi più frequenti tra i medici e i dentisti di 35 anni – non dipendenti – oscillano tra i 20 e i 24 mila euro all’anno, cioè quanto un operaio dell’industria di quarto livello. La conseguenza è che oggi i liberi professionisti, appena entrati nel mercato del lavoro, stanno mettendo da parte per la loro pensione molto meno di quanto facciano i loro coetanei che lavorano nell’industria. A scattare la fotografia sono i dati dell’Enpam, la cassa pensionistica dei medici e dei dentisti italiani.
L’Enpam fornisce quindi ai giovani medici qualche consiglio per assicurarsi una vita post-lavorativa dignitosa. “E’ necessario – spiega l’ente – che i giovani si organizzino fin da subito per costruirsi una pensione adeguata. Diverse iniziative possono essere prese da loro stessi (ad esempio scegliere di pagare contributi più elevati rispetto ai minimi obbligatori, aderire a fondi di previdenza complementare, eccetera), ma altre, per quanto riguarda chi si appresta a cominciare una libera professione, necessitano di un intervento legislativo.
Un esempio sono i riscatti di laurea. “Dal 2008 – spiega l’Enpam – possono fare riscattare gli anni di studio anche i neolaureati che non hanno ancora cominciato a lavorare. I contributi in questo caso possono essere detratti, per esempio, dai genitori. Tuttavia, questa opportunità di riscatto non è offerta a chi – come i giovani medici – è iscritto a forme di previdenza obbligatoria”.
Un’altra nota dolente, secondo l’ente, è il caso dei medici specializzandi. “Pur essendo iscritti obbligatoriamente all’Enpam (l’iscrizione è automatica nel momento in cui si è ammessi all’Albo dei medici), le retribuzioni percepite durante i loro corsi di specializzazione attualmente sono soggette alle ritenute Inps, tra l’altro con aliquote aumentate, dal gennaio 2012, dal 17 al 18%. Questa situazione fa sì che i medici si ritrovino uno spezzone previdenziale di 4-5 anni presso l’Inps, che risulta poco utile per maturare una pensione futura”.
La richiesta della Fondazione è che questi contributi “vengano trasferiti, per legge, dall’Inps all’Enpam, in modo da andare ad aumentare automaticamente l’importo di una pensione che gli specializzandi matureranno di sicuro”.