giovedì 1 marzo 2012

Per giovani medici con libera professione guadagni da operaio

Roma, 27 feb. (Adnkronos Salute) – Il camice bianco non garantisce sempre guadagni da ‘professionista’, soprattutto nei primi anni di lavoro. I redditi più frequenti tra i medici e i dentisti di 35 anni – non dipendenti – oscillano tra i 20 e i 24 mila euro all’anno, cioè quanto un operaio dell’industria di quarto livello. La conseguenza è che oggi i liberi professionisti, appena entrati nel mercato del lavoro, stanno mettendo da parte per la loro pensione molto meno di quanto facciano i loro coetanei che lavorano nell’industria. A scattare la fotografia sono i dati dell’Enpam, la cassa pensionistica dei medici e dei dentisti italiani.
L’Enpam fornisce quindi ai giovani medici qualche consiglio per assicurarsi una vita post-lavorativa dignitosa. “E’ necessario – spiega l’ente – che i giovani si organizzino fin da subito per costruirsi una pensione adeguata. Diverse iniziative possono essere prese da loro stessi (ad esempio scegliere di pagare contributi più elevati rispetto ai minimi obbligatori, aderire a fondi di previdenza complementare, eccetera), ma altre, per quanto riguarda chi si appresta a cominciare una libera professione, necessitano di un intervento legislativo.
Un esempio sono i riscatti di laurea. “Dal 2008 – spiega l’Enpam – possono fare riscattare gli anni di studio anche i neolaureati che non hanno ancora cominciato a lavorare. I contributi in questo caso possono essere detratti, per esempio, dai genitori. Tuttavia, questa opportunità di riscatto non è offerta a chi – come i giovani medici – è iscritto a forme di previdenza obbligatoria”.
Un’altra nota dolente, secondo l’ente, è il caso dei medici specializzandi. “Pur essendo iscritti obbligatoriamente all’Enpam (l’iscrizione è automatica nel momento in cui si è ammessi all’Albo dei medici), le retribuzioni percepite durante i loro corsi di specializzazione attualmente sono soggette alle ritenute Inps, tra l’altro con aliquote aumentate, dal gennaio 2012, dal 17 al 18%. Questa situazione fa sì che i medici si ritrovino uno spezzone previdenziale di 4-5 anni presso l’Inps, che risulta poco utile per maturare una pensione futura”.
La richiesta della Fondazione è che questi contributi “vengano trasferiti, per legge, dall’Inps all’Enpam, in modo da andare ad aumentare automaticamente l’importo di una pensione che gli specializzandi matureranno di sicuro”.

Nessun commento: